La Valsolda

Dal lago alla montagna, un itinerario per tutti quelli che amano il paesaggio, la natura, la storia, la letteratura e l’arte, oltre allo sport.

Lago e montagna dove puoi alternare gite in battello o in barca, sport acquatici e passeggiate tra i boschi a bassa e media quota. Nove frazioni collegate da strade e da mulattiere ancora in acciottolato o sterrate. Per chi ama la letteratura e la poesia si può seguire un percorso fogazzariano partendo da Oria, fio a Dasio, l’ultima frazione di Valsolda a m. 580 di altitudine s.l.m., sulle orme delle poesie e dei romanzi di Fogazzaro. Ogni frazione è un piccolo scrigno che custodisce un frammento della storia millenaria di questa valle, fatta di artisti, e di personaggi della grande storia lombarda che qui soggiornarono o ne avevano la potestà civile e religiosa, primo su tutti, San Carlo Borromeo, che si firmava “Dominus Vallissoldae” (Signore della Valsolda), in quanto la Valle costituiva un Feudo degli Arcivescovi di Milano.
Si può ancora oggi leggere questa storia, attraverso le chiese, le case patrizie, gli oratori e le cappelle, situati fin sulla cima dei monti. Così come si possono trovare capolavori d’arte dei numerosi artisti che, di ritorno da paesi lontani in cui avevano fatto fortuna, lasciavano il loro testamento spirituale nella terra che li aveva generati. Per chi ama la natura, ci si può avventurare oltre i paesi, entrare nella Riserva naturale di 318 ettari, con specie botaniche e faunistiche particolari, osservabili da zone di sosta attrezzate. Aquile reali, falchi e coturnici si possono incontrare durante i percorsi, così come i numerosi cervi, camosci e cinghiali. Oltre a uno spettacolare panorama che si snoda tra le rocce di calcare e dolomia fin verso il lago di Como e la Svizzera.

Oria

È la prima frazione per chi viene dalla Svizzera, tutta percorribile a piedi a bordo lago. Magica, per i suoi vicoli stretti da fiaba, e spirituale, per i suoi silenzi contemplativi. Qui il tempo si è fermato. Nella piazzetta centrale una scritta d’altri tempi dice: “È vietato lordare”.  Nelle vicinanze, l’imbarcadero dove si ferma il battello proveniente da Lugano per Porlezza.
Soprattutto sul sagrato della chiesa, nei pressi di Villa Fogazzaro e negli angoli cari allo scrittore, tutto è poesia. Una strada sterrata molto panoramica conduce ad Albogasio, passando per il cimitero dove, nella finzione poetica di Fogazzaro, è sepolta Ombretta.

Albogasio

È divisa in due: la parte a lago e la parte a monte. Bisogna rigorosamente salire a piedi e percorrere la via centrale fino alla chiesa, dove si trova la scalinata detta della “Calcinera”, del romanzo di Fogazzaro “Piccolo Mondo Antico”. Prima, però, un colpo d’occhio al panorama e, verso l’alto, è d’obbligo osservare un palazzo ad archi: villa Affaitati, oggi Villa Salve. È la copia fedele della Villa Regia di Varsavia, ricostruita dall’architetto Isidoro Affaitati e di cui volle riportare in patria il modello per farne la propria dimora .
Due le chiese della frazione: Santa Maria Annunciata e Sant’Ambrogio, decorate con splendidi stucchi ed affreschi.

S. Mamete

Capoluogo della Valle dove ha sede il Comune. Adagiata sulla sponda del lago, al pontile si ferma il battello che da Lugano porta fino a Porlezza e ritorno. Qui si è svolta fin dal Cinquecento, gran parte della storia civile e religiosa della Valsolda. Ancora oggi è visibile, ai piedi della scalinata che conduce alla chiesa, l’antico Pretorio (oggi casa del parroco), dove aveva sede il tribunale. La parrocchiale, dal campanile romanico, con la forma di un cappello d’un mago, come l’aveva definito Franz Kafka, conserva affreschi, tele e stucchi soprattutto barocchi, ma non solo. Accanto alla foce del torrente Soldo, Villa Lezzeni (oggi Villa Claudia).

Cressogno

Tagliato in due dalla strada statale che divide il centro storico, si vedono, a sud, la chiesa di S. Nicolao e la casa della Marchesa Maironi di “Piccolo Mondo Antico”. A monte, alcune case di Cinque-Seicento ancora ben conservate. Una comoda strada sterrata conduce al Santuario di Nostra Signora della Caravina, di fine Cinquecento-inizio Seicento, che conserva capolavori del pittore Isidoro Bianchi di Campione e di artisti valsoldesi. Nei pressi, l’oratorio di San Carlo, progettato da Domenico Pellegrini, nipote del più noto Tibaldi.

Castello

Posto su una rocca con le case a semicerchio, il borgo medioevale di Castello offre splendidi scorci interni e una vista impagabile sul lago. Chiamato così per la presenza in epoca medioevale di un castello (poi distrutto), è sede del Museo Casa Pagani, casa natale di Paolo Pagani, uno dei pittori più importanti del Seicento lombardo, che ha lasciato il suo testamento spirituale nell’affresco della volta della chiesa di S. Martino, capolavoro del barocco italiano. Castello ha dato i natali a molti architetti e scultori che hanno lavorato in Italia e in Europa. Si possono vedere ancora le loro case come quelle dei Fontana o quella di Domenico Merlini.

Loggio

A mezza costa sulla strada che conduce alla frazione di Dasio, Loggio vanta una delle più belle chiese barocche della Valsolda. Adagiata su un poggio dove ci si arriva solo a piedi, la chiesa di S. Bartolomeo custodisce numerosi affreschi della famiglia dei pittori Pozzo, qui nati, attivi soprattutto in Lombardia e Piemonte, oltre agli stucchi dei Visetti. Dal sagrato si gode una stupenda vista su Castello, a ovest, e sul Ceresio a sud. Verso il lago, si scorge un altro oratorio dedicato a S. Carlo, quello di S. Carlo all’Esquilino. All’interno del paese si incontrano case nobiliari con stemmi e affreschi sulle facciate.

Drano

Vi si arriva anche a piedi da Loggio attraverso una mulattiera o comodamente in macchina. Si percorre il centro storico di Drano dove, su alcune case, si vedono stemmi e decorazioni, ricordo di un passato glorioso. In questo paese nacque quel Giacomo Pezzi, mercante a Venezia e proprietario della Ca’ d’Oro. Al centro, la chiesa di S. Simonino o dei Santi Innocenti da cui si diparte una strada verso i monti e i pascoli di Rancò (un’oretta di strada) fra boschi di castagno e pascoli. A mezza strada, la cappellina di Tanché conserva ancora un affresco della Madonna con il Bambino e Santi, di fine Cinquecento.

Puria

È la frazione più estesa e più popolosa della Valsolda. Qui nacque Pellegrino Tibaldi, di cui si vede ancora la casa, l’architetto di S. Carlo Borromeo, che progettò la chiesa parrocchiale, uno scrigno di opere d’arte a cominciare dagli affreschi tardomanieristici fino agli stucchi barocchi. Cuore del paese è la Piazza del Congresso su cui si affacciano case che mostrano i segni di un’antica nobiltà tra cui due case dei pittori Pozzo. Vicino alla piazza, un’altra casa imponente con il sottotetto ad archi: è la casa dell’architetto Pietro Gilardoni, allievo di Leopoldo Pollack e progettista, fra l’altro, del campanile e della facciata della chiesa di Porlezza.

Dasio

È la frazione più a nord di Valsolda con i suoi 580 m. di altezza, posta ai piedi dei monti di dolomia. All’entrata del paese si incontra la chiesa parrocchiale di S. Bernardino da Siena, una chiesa seicentesca costruita su un edificio preesistente del Trecento con, all’interno, un affresco del 1516. Di fianco alla chiesa, si trova la casa in cui Fogazzaro scrisse una parte del romanzo Leila. Il paese si arrampica, quindi, sul pendio e, nei pressi della piazza centrale, merita una visita un lavatoio antico ben conservato. Da Dasio partono i sentieri (ben segnalati), verso Rancò e il Passo stretto attraverso la Riserva naturale; si può visitare la Grotta dell’Orso o prendere i sentieri a ovest verso i pascoli del Monte Boglia.

Santa Margherita

Non è da considerarsi una frazione perché si tratta di un piccolo agglomerato composto da una chiesa romanica (con un bell’affresco del 1427 dedicato a Santa Margherita) e un gruppo di case abitate solo d’estate. Un tempo si trovavano solo le cantine (esistono ancora), dove gli abitanti di Oria, Albogasio e S. Mamete conservavano il loro vino al fresco, grazie agli sfiatatoi provenienti dalle fenditure della montagna di origine carsica. Fondata dai pastori delle tre frazioni rivierasche, la località fungeva da lazzaretto dove venivano isolati e poi sepolti i morti della peste del 1630. La località è ancora segnata da una lapide.Vi si trova un edificio del 1700, adibito poi a caserma e oggi di proprietà del Comune di Valsolda.